«Una pantagruelica abbuffata di trame, di invenzioni, di numeri circensi.»
Bruno Quaranta, «ttL - La Stampa»
Tra le province di Modena, Reggio, Bologna e Ferrara, in quella contrada lunatica e terragna che tradizionalmente è detta «la Bassa», vive una stirpe di uomini che sa, afferma Pederiali, tenere i piedi bene dentro la propria terra e la testa tra le nuvole, magari fino a sfiorare la luna. Di questa contrada e di questa gente Giuseppe Pederiali è inesausto cantore. Con affetto e ironia, distacco e immedesimazione ci racconta le storie di uomini, donne e animali strani e bizzarri, neogotici e decadenti se non fossero impastati di quella carnalità sontuosa e falotica che solo la Bassa, appunto, sa produrre. Come nei primissimi film di Pupi Avati o nel felliniano Amarcord anche in questi racconti, sempre spassosi e avvincenti, nostalgia e grottesco si alternano per tratteggiare, con sapiente levità, la durezza e l'asprezza della vita.
«Una pantagruelica abbuffata di trame, di invenzioni, di numeri circensi.»
Bruno Quaranta, «ttL - La Stampa»
Tra le province di Modena, Reggio, Bologna e Ferrara, in quella contrada lunatica e terragna che tradizionalmente è detta «la Bassa», vive una stirpe di uomini che sa, afferma Pederiali, tenere i piedi bene dentro la propria terra e la testa tra le nuvole, magari fino a sfiorare la luna. Di questa contrada e di questa gente Giuseppe Pederiali è inesausto cantore. Con affetto e ironia, distacco e immedesimazione ci racconta le storie di uomini, donne e animali strani e bizzarri, neogotici e decadenti se non fossero impastati di quella carnalità sontuosa e falotica che solo la Bassa, appunto, sa produrre. Come nei primissimi film di Pupi Avati o nel felliniano Amarcord anche in questi racconti, sempre spassosi e avvincenti, nostalgia e grottesco si alternano per tratteggiare, con sapiente levità, la durezza e l'asprezza della vita.