Author: | Giulia Quintavalle, Chiara Di Cesare, Antonio Rossi | ISBN: | 9788868611446 |
Publisher: | Infinito edizioni | Publication: | January 15, 2016 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Giulia Quintavalle, Chiara Di Cesare, Antonio Rossi |
ISBN: | 9788868611446 |
Publisher: | Infinito edizioni |
Publication: | January 15, 2016 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Giulia Quintavalle è una grande campionessa. Di Judo, di costanza, di tenacia, di umiltà.
Prima judoka italiana ad aver vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi (Pechino 2008), si segnalò per caparbietà e capacità di sacrificio, resistendo a un infortunio al gomito che rischiò di far svanire una vittoria più che meritata. E per la sua arguzia e la freschezza quando, dopo la vittoria, si fece sfuggire una frase ormai leggendaria: “Da oggi chiamatemi pure Prima-valle”, in contrapposizione, ironica e pungente, al suo cognome.
Certo, la vittoria olimpica è sempre “pesante” da digerire, e da gestire: aspettative, richieste, pressioni. Sensazioni a volte positive, altre negative e quasi opprimenti. Eppure Giulia, che ha la testa sulle spalle e i piedi per terra, ha continuato a lottare sui tatami di tutto il mondo, anche dopo essere diventata mamma.
La Signora del Judo qui si racconta, da bambina fino al trionfo olimpico e oltre: Giulia ha ancora voglia di lottare e di stupire. E lo sa fare anche con le parole!
“Il Judo è uno sport e una disciplina che, se insegnata correttamente e con i giusti maestri, ti permette di diventare un uomo e una donna migliore. Spero possa accadere per mio figlio, come è stato per la mia amica Giulia Quintavalle”. (Jury Chechi)
“La tenacia e la costanza di Giulia sono assolutamente proverbiali!”. (Antonio Rossi)
“La prima cosa che ho imparato dal mio sport è cadere, ma soprattutto ho capito il significato di rialzarsi ogni volta, di vedere in chi ti ha fatto cadere la tua forza a migliorarti, cogliendone le strategie, adattandosi alle sue mosse come fa il salice quando, carico di neve, invece di resistere flette i suoi rami finché il peso scivola via e l’albero può di nuovo allungarsi. È una calma profonda quella che sono riuscita a costruire dentro di me in questi anni; con tanta pratica e umiltà ho imparato a sviluppare sempre di più il rispetto per l’avversario e per l’arbitro, accettando ogni volta la sconfitta con un inchino”. (Giulia Quintavalle)
Giulia Quintavalle è una grande campionessa. Di Judo, di costanza, di tenacia, di umiltà.
Prima judoka italiana ad aver vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi (Pechino 2008), si segnalò per caparbietà e capacità di sacrificio, resistendo a un infortunio al gomito che rischiò di far svanire una vittoria più che meritata. E per la sua arguzia e la freschezza quando, dopo la vittoria, si fece sfuggire una frase ormai leggendaria: “Da oggi chiamatemi pure Prima-valle”, in contrapposizione, ironica e pungente, al suo cognome.
Certo, la vittoria olimpica è sempre “pesante” da digerire, e da gestire: aspettative, richieste, pressioni. Sensazioni a volte positive, altre negative e quasi opprimenti. Eppure Giulia, che ha la testa sulle spalle e i piedi per terra, ha continuato a lottare sui tatami di tutto il mondo, anche dopo essere diventata mamma.
La Signora del Judo qui si racconta, da bambina fino al trionfo olimpico e oltre: Giulia ha ancora voglia di lottare e di stupire. E lo sa fare anche con le parole!
“Il Judo è uno sport e una disciplina che, se insegnata correttamente e con i giusti maestri, ti permette di diventare un uomo e una donna migliore. Spero possa accadere per mio figlio, come è stato per la mia amica Giulia Quintavalle”. (Jury Chechi)
“La tenacia e la costanza di Giulia sono assolutamente proverbiali!”. (Antonio Rossi)
“La prima cosa che ho imparato dal mio sport è cadere, ma soprattutto ho capito il significato di rialzarsi ogni volta, di vedere in chi ti ha fatto cadere la tua forza a migliorarti, cogliendone le strategie, adattandosi alle sue mosse come fa il salice quando, carico di neve, invece di resistere flette i suoi rami finché il peso scivola via e l’albero può di nuovo allungarsi. È una calma profonda quella che sono riuscita a costruire dentro di me in questi anni; con tanta pratica e umiltà ho imparato a sviluppare sempre di più il rispetto per l’avversario e per l’arbitro, accettando ogni volta la sconfitta con un inchino”. (Giulia Quintavalle)