Author: | Eduardo Savarese | ISBN: | 9788833890104 |
Publisher: | minimum fax | Publication: | September 20, 2018 |
Imprint: | minimum fax | Language: | Italian |
Author: | Eduardo Savarese |
ISBN: | 9788833890104 |
Publisher: | minimum fax |
Publication: | September 20, 2018 |
Imprint: | minimum fax |
Language: | Italian |
Si può ancora scrivere un melodramma? Adattare al romanzo l’impianto musicale di un altro tempo e di un altro linguaggio? È questa la coraggiosa scommessa tentata da Eduardo Savarese. Nella storia di Simeone, un adolescente colpito da distrofia muscolare, tutto sembra improbabile e quasi esotico, eppure pagina dopo pagina la condizione del protagonista si rivela in tutte le sue penose limitazioni e contrasti: l’inerzia forzata e il desiderio di crescita, il bisogno di essere amato e la difficoltà di esprimersi, l’incolpevolezza e il peso delle fratture causate ai rapporti familiari. La malattia isola e divide, rende i movimenti di ciascuno più deboli, inquina la dinamica dei sentimenti. La madre ha la voce stanca, nevrotica e isterica di chi vorrebbe riprendere a vivere, ma non ci riesce. Pierotta è la ragazzina depressa e instabile con cui Simeone duetta. Un professore di fisica quantistica, Filippo Pittari, il baritono brillante che si sforza di custodire un messaggio di equilibrio e di speranza, assumendosi persino un ruolo genitoriale. E in questo piccolo sistema solare che ubbidisce solo alle leggi della scienza c’è anche una vera soprano, la famosa Lea Hertzbush, la sola a steccare platealmente in pubblico. Ma è l’abbraccio di Thomas, il padre di origine siriana che lo ha abbandonato, che Simeone non smette di rincorrere. Per sapere se è un disertore o un eroe, e se per davvero nessuno può sfuggire al proprio destino. A loro due è riservato l’atto finale, sul fondale di una Gerusalemme immersa nella neve. Perché, come ha scritto Julian Barnes, soltanto il melodramma riesce ad andare dritto alla meta. E a rammentarci l’essenziale.
Si può ancora scrivere un melodramma? Adattare al romanzo l’impianto musicale di un altro tempo e di un altro linguaggio? È questa la coraggiosa scommessa tentata da Eduardo Savarese. Nella storia di Simeone, un adolescente colpito da distrofia muscolare, tutto sembra improbabile e quasi esotico, eppure pagina dopo pagina la condizione del protagonista si rivela in tutte le sue penose limitazioni e contrasti: l’inerzia forzata e il desiderio di crescita, il bisogno di essere amato e la difficoltà di esprimersi, l’incolpevolezza e il peso delle fratture causate ai rapporti familiari. La malattia isola e divide, rende i movimenti di ciascuno più deboli, inquina la dinamica dei sentimenti. La madre ha la voce stanca, nevrotica e isterica di chi vorrebbe riprendere a vivere, ma non ci riesce. Pierotta è la ragazzina depressa e instabile con cui Simeone duetta. Un professore di fisica quantistica, Filippo Pittari, il baritono brillante che si sforza di custodire un messaggio di equilibrio e di speranza, assumendosi persino un ruolo genitoriale. E in questo piccolo sistema solare che ubbidisce solo alle leggi della scienza c’è anche una vera soprano, la famosa Lea Hertzbush, la sola a steccare platealmente in pubblico. Ma è l’abbraccio di Thomas, il padre di origine siriana che lo ha abbandonato, che Simeone non smette di rincorrere. Per sapere se è un disertore o un eroe, e se per davvero nessuno può sfuggire al proprio destino. A loro due è riservato l’atto finale, sul fondale di una Gerusalemme immersa nella neve. Perché, come ha scritto Julian Barnes, soltanto il melodramma riesce ad andare dritto alla meta. E a rammentarci l’essenziale.