Cento anni fa, a Cambridge, il matematico inglese G.H. Hardy chiamò a lavorare con sé l'autodidatta indiano Srinivasa Ramanujan. Questo incontro, che Hardy definì «l'unico incidente romantico» della sua vita, segnò il destino di entrambi, evidenziando la distanza tra due modi di fare matematica tanto lontani quanto lo erano, allora, Est e Ovest.Nella commovente pièce di Ira Hauptman tre personaggi fanno da coro ai due matematici: la dea indù Namagiri, che porta le equazioni in sogno a Ramanujan; Alfred Billington, umanista a Cambridge, amico di Hardy; e un dispettoso e irresistibile Pierre de Fermat. La conquista della dimostrazione del suo Ultimo teorema è la sfida che Hardy pone a Ramanujan come via alla matematica europea.
Cento anni fa, a Cambridge, il matematico inglese G.H. Hardy chiamò a lavorare con sé l'autodidatta indiano Srinivasa Ramanujan. Questo incontro, che Hardy definì «l'unico incidente romantico» della sua vita, segnò il destino di entrambi, evidenziando la distanza tra due modi di fare matematica tanto lontani quanto lo erano, allora, Est e Ovest.Nella commovente pièce di Ira Hauptman tre personaggi fanno da coro ai due matematici: la dea indù Namagiri, che porta le equazioni in sogno a Ramanujan; Alfred Billington, umanista a Cambridge, amico di Hardy; e un dispettoso e irresistibile Pierre de Fermat. La conquista della dimostrazione del suo Ultimo teorema è la sfida che Hardy pone a Ramanujan come via alla matematica europea.