Author: | Mario Jori | ISBN: | 9788870007220 |
Publisher: | Mucchi Editore | Publication: | September 15, 2016 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Mario Jori |
ISBN: | 9788870007220 |
Publisher: | Mucchi Editore |
Publication: | September 15, 2016 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Questo studio parla di pragmatica, lo studio del linguaggio dal punto di vista degli utenti e dei contesti alla luce di ciò a cui il linguaggio serve, ciò che si fa con il linguaggio. Sostiene la pragmatica sia necessaria per capire come funziona il linguaggio giuridico e che per compiere uno studio pragmatico soddisfacente del diritto occorre discutere due tesi molto generali.
Una prima tesi è che la pragmatica (giuridica) non sia solo lo studio dei contesti particolari, peraltro utilissimo. Oltre a tale micro-pragmatica occorre occuparsi anche di cosa ciascun linguaggio serve a fare nel suo complesso. È proprio questa macro-pragmatica che ci permette di distinguere tipi di linguaggio, di dare un senso alla distinzione tra linguaggio della scienza, ordinario, tecnico, linguaggi artificiali. Sono linguaggi diversi perché servono a scopi diversi e si pongono in modo diverso verso i loro utenti. Questo spiega anche differenze semantiche e sintattiche che altrimenti rimangono misteriose, prima di tutte come mai alcuni linguaggi sono “difficili”.
La seconda tesi è che sul piano macropragmatico il linguaggio giuridico non è né linguaggio ordinario (da cui pure trae “in prestito” quasi tutti i suoi elementi semiotici) né un linguaggio tecnico come quello delle scienze (al cui rigore pure aspira). È un linguaggio amministrato, intimamente legato alla funzione normativa, al fatto che il diritto riguarda la gestione organizzata della forza e gestito nella interazione tra autorità, esperti e gente comune.
MARIO JORI è professore ordinario di Filosofia del diritto presso il Dipartimento di Scienze giuridiche “Cesare Beccaria” dell’Università di Milano. Allievo di Uberto Scarpelli, si è occupato di vari temi di filosofia e di teoria del diritto, quali, per esempio: le concezioni del diritto, il metodo giuridico, la teoria della norma e dell’ordinamento, le definizioni, i diritti fondamentali e il ragionamento giuridico. Coordina i Quaderni di filosofia analitica del diritto (editi da Giuffrè) ed è condirettore della collana Jura.
Temi e problemi del diritto (pubblicata da Ets). Ha pubblicato un cospicuo numero di saggi in volumi collettanei e su riviste nazionali e internazionali; tra i suoi lavori monografici si ricordano: Il metodo giuridico tra scienza e politica, Giuffrè, Milano, 1976; Il formalismo giuridico, Giuffrè, Milano, 1980; Il giuspositivismo analitico italiano prima e dopo la crisi, Giuffrè, Milano, 1987; Del diritto inesistente. Saggio di metagiurisprudenza descrittiva, Ets, Pisa, 2010. È autore, assieme ad Anna Pintore, del manuale Introduzione alla filosofia del diritto, Giappichelli, Torino, 2014, giunto alla terza edizione.
Questo studio parla di pragmatica, lo studio del linguaggio dal punto di vista degli utenti e dei contesti alla luce di ciò a cui il linguaggio serve, ciò che si fa con il linguaggio. Sostiene la pragmatica sia necessaria per capire come funziona il linguaggio giuridico e che per compiere uno studio pragmatico soddisfacente del diritto occorre discutere due tesi molto generali.
Una prima tesi è che la pragmatica (giuridica) non sia solo lo studio dei contesti particolari, peraltro utilissimo. Oltre a tale micro-pragmatica occorre occuparsi anche di cosa ciascun linguaggio serve a fare nel suo complesso. È proprio questa macro-pragmatica che ci permette di distinguere tipi di linguaggio, di dare un senso alla distinzione tra linguaggio della scienza, ordinario, tecnico, linguaggi artificiali. Sono linguaggi diversi perché servono a scopi diversi e si pongono in modo diverso verso i loro utenti. Questo spiega anche differenze semantiche e sintattiche che altrimenti rimangono misteriose, prima di tutte come mai alcuni linguaggi sono “difficili”.
La seconda tesi è che sul piano macropragmatico il linguaggio giuridico non è né linguaggio ordinario (da cui pure trae “in prestito” quasi tutti i suoi elementi semiotici) né un linguaggio tecnico come quello delle scienze (al cui rigore pure aspira). È un linguaggio amministrato, intimamente legato alla funzione normativa, al fatto che il diritto riguarda la gestione organizzata della forza e gestito nella interazione tra autorità, esperti e gente comune.
MARIO JORI è professore ordinario di Filosofia del diritto presso il Dipartimento di Scienze giuridiche “Cesare Beccaria” dell’Università di Milano. Allievo di Uberto Scarpelli, si è occupato di vari temi di filosofia e di teoria del diritto, quali, per esempio: le concezioni del diritto, il metodo giuridico, la teoria della norma e dell’ordinamento, le definizioni, i diritti fondamentali e il ragionamento giuridico. Coordina i Quaderni di filosofia analitica del diritto (editi da Giuffrè) ed è condirettore della collana Jura.
Temi e problemi del diritto (pubblicata da Ets). Ha pubblicato un cospicuo numero di saggi in volumi collettanei e su riviste nazionali e internazionali; tra i suoi lavori monografici si ricordano: Il metodo giuridico tra scienza e politica, Giuffrè, Milano, 1976; Il formalismo giuridico, Giuffrè, Milano, 1980; Il giuspositivismo analitico italiano prima e dopo la crisi, Giuffrè, Milano, 1987; Del diritto inesistente. Saggio di metagiurisprudenza descrittiva, Ets, Pisa, 2010. È autore, assieme ad Anna Pintore, del manuale Introduzione alla filosofia del diritto, Giappichelli, Torino, 2014, giunto alla terza edizione.