Author: | Silvio Negro | ISBN: | 9788854509276 |
Publisher: | Neri Pozza | Publication: | November 14, 2014 |
Imprint: | Neri Pozza | Language: | Italian |
Author: | Silvio Negro |
ISBN: | 9788854509276 |
Publisher: | Neri Pozza |
Publication: | November 14, 2014 |
Imprint: | Neri Pozza |
Language: | Italian |
«Chi ha rivelato Roma ai romani è stato un non romano, un ve neto, Silvio Negro, capo della redazione romana del Corriere della Sera e vaticanista di fama europea», scrive Stefano Malatesta nell’introduzione a questa nuova edizione di Roma, non basta una vita, l’opera più nota del giornalista e scrittore considerato il creatore della nuova informazione vaticana, l’inventore del vaticanismo moderno. Volume postumo, pubblicato per la prima volta dopo due anni dalla morte di Negro – il titolo si deve a Dino Buzzati, grande amico dell’autore –, il libro segna una svolta rilevante tra i cultori della «romanità». Prima di Negro imperavano, come scrive Malatesta, «romanisti, cultori e re tori di una romanità medio-borghese, che avevano come numi tu telari non il grandissimo Belli ma Trilussa e Pascarella». Con Negro, scrittore che aveva vinto il Premio Bagutta nel ’36, dopo Gadda, Palazzeschi e Comisso, l’aneddotica romanesca assurge a genere letterario in grado di illuminare, più di numerosi e ponderosi saggi, l’arte e la storia autentica della capitale. Come il flâneur di benjaminiana memoria, Negro conduce il lettore negli angoli più riposti della capitale, là dove «l’anima e il corpo» della Città eterna possono offrirsi davvero allo sguardo. Non soltanto, dunque, il Colosseo, San Pietro, i Fori, il Campidoglio e così via, ma la piazzetta che si schiude inaspettata, con la sua luce insolita, tra i palazzi; l’iscrizione misteriosa che si scopre improvvisa su un monumento celebre o un edificio ben conosciuto; l’architettura che si ritiene minore e invece possiede preziosi e insospettati elementi; il colore delle case strappato alla tavolozza dei secoli; oppure anche il monumento principe che, fuori dall’inquadratura stereotipata del luogo comune, svela per la prima volta verità e segreti inimmaginati. I luoghi, insomma, dove si mostra che Roma ruota attorno a qualcosa che supera le generazioni e i secoli, e li plasma e li ricrea secondo il suo genio, perché è al di sopra della comune ragione degli uomini. «Roma è troppo, o forse Roma è troppa. “Roma non basta una vita” ha scritto Silvio Negro, uno dei più illustri studiosi dell’Urbe» Filippo Ceccarelli
«Chi ha rivelato Roma ai romani è stato un non romano, un ve neto, Silvio Negro, capo della redazione romana del Corriere della Sera e vaticanista di fama europea», scrive Stefano Malatesta nell’introduzione a questa nuova edizione di Roma, non basta una vita, l’opera più nota del giornalista e scrittore considerato il creatore della nuova informazione vaticana, l’inventore del vaticanismo moderno. Volume postumo, pubblicato per la prima volta dopo due anni dalla morte di Negro – il titolo si deve a Dino Buzzati, grande amico dell’autore –, il libro segna una svolta rilevante tra i cultori della «romanità». Prima di Negro imperavano, come scrive Malatesta, «romanisti, cultori e re tori di una romanità medio-borghese, che avevano come numi tu telari non il grandissimo Belli ma Trilussa e Pascarella». Con Negro, scrittore che aveva vinto il Premio Bagutta nel ’36, dopo Gadda, Palazzeschi e Comisso, l’aneddotica romanesca assurge a genere letterario in grado di illuminare, più di numerosi e ponderosi saggi, l’arte e la storia autentica della capitale. Come il flâneur di benjaminiana memoria, Negro conduce il lettore negli angoli più riposti della capitale, là dove «l’anima e il corpo» della Città eterna possono offrirsi davvero allo sguardo. Non soltanto, dunque, il Colosseo, San Pietro, i Fori, il Campidoglio e così via, ma la piazzetta che si schiude inaspettata, con la sua luce insolita, tra i palazzi; l’iscrizione misteriosa che si scopre improvvisa su un monumento celebre o un edificio ben conosciuto; l’architettura che si ritiene minore e invece possiede preziosi e insospettati elementi; il colore delle case strappato alla tavolozza dei secoli; oppure anche il monumento principe che, fuori dall’inquadratura stereotipata del luogo comune, svela per la prima volta verità e segreti inimmaginati. I luoghi, insomma, dove si mostra che Roma ruota attorno a qualcosa che supera le generazioni e i secoli, e li plasma e li ricrea secondo il suo genio, perché è al di sopra della comune ragione degli uomini. «Roma è troppo, o forse Roma è troppa. “Roma non basta una vita” ha scritto Silvio Negro, uno dei più illustri studiosi dell’Urbe» Filippo Ceccarelli