Author: | Honoré de Balzac | ISBN: | 9788895538723 |
Publisher: | Zandonai Editore | Publication: | March 9, 2010 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Honoré de Balzac |
ISBN: | 9788895538723 |
Publisher: | Zandonai Editore |
Publication: | March 9, 2010 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Sèraphîta-Sèraphîtüs è un essere che riunisce in sé le nature del maschile e del femminile, “è un angelo giunto alla sua ultima trasformazione, che infrange il suo involucro per ascendere al Cielo”; egli è amato da un uomo e da una donna, ai quali rivela che hanno in realtà amato, trasferendolo in lui, l’amore che li legava reciprocamente e che, dopo tale esperienza iniziatica, resta loro in eredità.
Sèraphîta è l’opera in cui Balzac dà voce, con una tensione quasi febbrile, a un sapere erotico di stampo mistico. Non a caso il romanzo è un ripetuto atto di congedo: l’angelo purissimo è un esiliato nel mondo che si sottrae via via alle miserie terrene, mentre l’amore invisibile è colto in una continua dissolvenza, nel suo presentarsi impalpabile agli uomini. Del resto lo stesso Balzac aveva dichiarato che proprio questo romanzo, “la dottrina in azione del Buddah cristiano”, poteva costituire la più efficace confutazione di un diffuso errore interpretativo nella lettura delle sue opere, vale a dire ritenerlo uno scrittore attento a considerare l’uomo principalmente nella sua natura mortale.
Honoré de Balzac (1799-1850), proveniente da una famiglia di contadini, ha trascorso l’infanzia lontano dall’ambiente originario, studiando prima presso un collegio a Vendome e poi, destinato alla carriera notarile, impegnandosi controvoglia nello studio del diritto sin dal 1816. Lettore entusiasta, la sua formazione avvenne nelle biblioteche, sui libri di Sterne e Rabelais, benché abbia poi terminato gli studi in giurisprudenza nel 1819. Consacratosi totalmente al lavoro di scrittore, anche con scelte di vita personali davvero estreme, dal 1822 iniziò la pubblicazione di romanzi utilizzando vari pseudonimi, senza gran successo e tuttavia facendo già prevedere quegli interessi e quei risultati stilistici che avrebbero caratterizzato la Commedia umana. Gli Sciuani, del 1829, fu la prima opera a portare la sua firma, e da allora in poi iniziò una collaborazione piuttosto frequente e feconda con giornali e riviste di varia natura. È ne Il medico di campagna, del 1833, che egli espone le sue idee monarchico-legittimiste, ed è in questo stesso periodo che inizia la frequentazione di salotti e ambienti letterari (importante la sua amicizia con George Sand), variamente costellata da incontri femminili importanti, tra i quali quello con la Marchesa di Castries e con la contessa polacca Ewelina Hanska (1800-82), che Balzac avrebbe infine sposato nel 1850, dopo una vicenda sentimentale piuttosto burrascosa, e che avrebbe notevolmente influenzato la sua opera complessiva. Proprio per la contessa Hanska egli scrive Seraphità, un’opera davvero straordinaria all’interno di una produzione letteraria vastissima, la quale, secondo il piano originario dello stesso Balzac, avrebbe dovuto comprendere centotrentasette romanzi. Ne poté portare a termine ottantacinque (molti rimasero abbozzi) ma, per tornare a Seraphità, esso è l’unico in cui l’affresco scaturente dalla penna di Balzac si rivolge non tanto o soltanto alla realtà circostante visibile, quanto e soprattutto a quella sì circostante, ma invisibile.
Sèraphîta-Sèraphîtüs è un essere che riunisce in sé le nature del maschile e del femminile, “è un angelo giunto alla sua ultima trasformazione, che infrange il suo involucro per ascendere al Cielo”; egli è amato da un uomo e da una donna, ai quali rivela che hanno in realtà amato, trasferendolo in lui, l’amore che li legava reciprocamente e che, dopo tale esperienza iniziatica, resta loro in eredità.
Sèraphîta è l’opera in cui Balzac dà voce, con una tensione quasi febbrile, a un sapere erotico di stampo mistico. Non a caso il romanzo è un ripetuto atto di congedo: l’angelo purissimo è un esiliato nel mondo che si sottrae via via alle miserie terrene, mentre l’amore invisibile è colto in una continua dissolvenza, nel suo presentarsi impalpabile agli uomini. Del resto lo stesso Balzac aveva dichiarato che proprio questo romanzo, “la dottrina in azione del Buddah cristiano”, poteva costituire la più efficace confutazione di un diffuso errore interpretativo nella lettura delle sue opere, vale a dire ritenerlo uno scrittore attento a considerare l’uomo principalmente nella sua natura mortale.
Honoré de Balzac (1799-1850), proveniente da una famiglia di contadini, ha trascorso l’infanzia lontano dall’ambiente originario, studiando prima presso un collegio a Vendome e poi, destinato alla carriera notarile, impegnandosi controvoglia nello studio del diritto sin dal 1816. Lettore entusiasta, la sua formazione avvenne nelle biblioteche, sui libri di Sterne e Rabelais, benché abbia poi terminato gli studi in giurisprudenza nel 1819. Consacratosi totalmente al lavoro di scrittore, anche con scelte di vita personali davvero estreme, dal 1822 iniziò la pubblicazione di romanzi utilizzando vari pseudonimi, senza gran successo e tuttavia facendo già prevedere quegli interessi e quei risultati stilistici che avrebbero caratterizzato la Commedia umana. Gli Sciuani, del 1829, fu la prima opera a portare la sua firma, e da allora in poi iniziò una collaborazione piuttosto frequente e feconda con giornali e riviste di varia natura. È ne Il medico di campagna, del 1833, che egli espone le sue idee monarchico-legittimiste, ed è in questo stesso periodo che inizia la frequentazione di salotti e ambienti letterari (importante la sua amicizia con George Sand), variamente costellata da incontri femminili importanti, tra i quali quello con la Marchesa di Castries e con la contessa polacca Ewelina Hanska (1800-82), che Balzac avrebbe infine sposato nel 1850, dopo una vicenda sentimentale piuttosto burrascosa, e che avrebbe notevolmente influenzato la sua opera complessiva. Proprio per la contessa Hanska egli scrive Seraphità, un’opera davvero straordinaria all’interno di una produzione letteraria vastissima, la quale, secondo il piano originario dello stesso Balzac, avrebbe dovuto comprendere centotrentasette romanzi. Ne poté portare a termine ottantacinque (molti rimasero abbozzi) ma, per tornare a Seraphità, esso è l’unico in cui l’affresco scaturente dalla penna di Balzac si rivolge non tanto o soltanto alla realtà circostante visibile, quanto e soprattutto a quella sì circostante, ma invisibile.