Voci lontane dal mio Polesine

Nonfiction, Entertainment, Performing Arts
Cover of the book Voci lontane dal mio Polesine by Silvano Turcato, Editrice Veneta
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Author: Silvano Turcato ISBN: 9788884498298
Publisher: Editrice Veneta Publication: June 15, 2017
Imprint: Language: Italian
Author: Silvano Turcato
ISBN: 9788884498298
Publisher: Editrice Veneta
Publication: June 15, 2017
Imprint:
Language: Italian

È questo il secondo libro, di Silvano Turcato figlio dell’ubertosa e unica terra del Po, quasi una seconda piccola-grande antica Mesopotamia, per la sua configurazione morfologico-geografica, ritorna dopo decenni e decenni a ri-parlarsi e a ri-parlare delle sue origini, dei suoi affetti e della lontananza obbligata dalla sua “patria”, intesa etimologicamente come “terra dei padri, o meglio: terra natale”. Ora, a distanza di mezzo secolo e più, l’autore quasi si fa interprete di tanta gente che dal Po e dalle sue terre aveva avuto tutto ma che aveva pure sofferto per le sue piene e la sua “storica” alluvione del 1951, ripropone il “suo” Polesine, riporta in giusta luce questa terra. Terra incuneata tra un Veneto troppo spesso ancora dimenticato e la provincia emiliana di Ferrara, quasi immersa tra sponde, insenature, pianure infinite e Eden di una natura selvaggia, scandita dal ritmo delle nebbie autunnali, dagli inverni dalle lame di ghiaccio ma pure dal frinire incessante delle cicale. Erano, queste ultime, vere estati interminabili di un sole cocente e segnate dalla presenza quotidiana di schiene curve di tanti, piccoli e grandi, uomini e donne impegnati tutti a guadagnarsi il pezzo di pane quotidiano. Potrebbe sembrare retorica, ricerca di un mondo intimistico perduto, quella di Silvano Turcato, ora “maturato” in età e cresciuto nei verdi profili collinari di Marostica e dintorni (la zona – rifugio definitiva, originaria della madre e scelta dalla sua famiglia dopo l’alluvione del Polesine del 1951 e dopo altri forzati trasferimenti intermedi), invece, non lo è. Perché l’autore stesso allarga i suoi ricordi, adesso sviluppati, mentre, da bambino, li aveva soltanto fotografati nella mente e nel cuore: li rende, in queste pagine, da interiore saga familiare a dramma di tanti, allora, e rende la sua storia pagina di Storia. Sì perché emerge, come dal grande fiume in piena, anche il valore della condivisione, della solidarietà, di una religiosità intrisa di umanità, di tanta umanità, da questi sette racconti che compongono il libro.

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È questo il secondo libro, di Silvano Turcato figlio dell’ubertosa e unica terra del Po, quasi una seconda piccola-grande antica Mesopotamia, per la sua configurazione morfologico-geografica, ritorna dopo decenni e decenni a ri-parlarsi e a ri-parlare delle sue origini, dei suoi affetti e della lontananza obbligata dalla sua “patria”, intesa etimologicamente come “terra dei padri, o meglio: terra natale”. Ora, a distanza di mezzo secolo e più, l’autore quasi si fa interprete di tanta gente che dal Po e dalle sue terre aveva avuto tutto ma che aveva pure sofferto per le sue piene e la sua “storica” alluvione del 1951, ripropone il “suo” Polesine, riporta in giusta luce questa terra. Terra incuneata tra un Veneto troppo spesso ancora dimenticato e la provincia emiliana di Ferrara, quasi immersa tra sponde, insenature, pianure infinite e Eden di una natura selvaggia, scandita dal ritmo delle nebbie autunnali, dagli inverni dalle lame di ghiaccio ma pure dal frinire incessante delle cicale. Erano, queste ultime, vere estati interminabili di un sole cocente e segnate dalla presenza quotidiana di schiene curve di tanti, piccoli e grandi, uomini e donne impegnati tutti a guadagnarsi il pezzo di pane quotidiano. Potrebbe sembrare retorica, ricerca di un mondo intimistico perduto, quella di Silvano Turcato, ora “maturato” in età e cresciuto nei verdi profili collinari di Marostica e dintorni (la zona – rifugio definitiva, originaria della madre e scelta dalla sua famiglia dopo l’alluvione del Polesine del 1951 e dopo altri forzati trasferimenti intermedi), invece, non lo è. Perché l’autore stesso allarga i suoi ricordi, adesso sviluppati, mentre, da bambino, li aveva soltanto fotografati nella mente e nel cuore: li rende, in queste pagine, da interiore saga familiare a dramma di tanti, allora, e rende la sua storia pagina di Storia. Sì perché emerge, come dal grande fiume in piena, anche il valore della condivisione, della solidarietà, di una religiosità intrisa di umanità, di tanta umanità, da questi sette racconti che compongono il libro.

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