Dipendenza da cibo. Comprendere le origini dei disturbi alimentari a partire dalla biologia dell’Appetito

Nonfiction, Health & Well Being, Psychology, Eating Disorders, Health, Nutrition & Diet
Cover of the book Dipendenza da cibo. Comprendere le origini dei disturbi alimentari a partire dalla biologia dell’Appetito by Matteo Pacini, Caravaggio Editore
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Author: Matteo Pacini ISBN: 9788895437477
Publisher: Caravaggio Editore Publication: April 6, 2013
Imprint: Language: Italian
Author: Matteo Pacini
ISBN: 9788895437477
Publisher: Caravaggio Editore
Publication: April 6, 2013
Imprint:
Language: Italian

Del cibo abbiamo bisogno, e sicuramente in tal senso ne dipendiamo. Tuttavia, non è questo che rovina il rapporto con esso, ma piuttosto un infelice incontro tra l’appetito e il significato estetico e di successo legato al peso e alla forma fisica. In tutto il mondo milioni di persone sottopongono l’appetito ad un maltrattamento continuo, e pretendono che si calmi e se ne ritorni da dove è venuto. Parallelamente, il peso medio nei paesi ricchi aumenta anziché diminuire, e l’appetito diventa sempre più arrabbiato e sempre più associato ad un umore agitato e insoddisfatto. Mangiare male, ancora prima che un problema di scelta degli alimenti e dei ritmi, sta nel non conoscere quali sono le funzioni che regolano il comportamento alimentare. È necessario sapere che c’è la fame e c’è l’appetito, e che non sono la stessa cosa. La dieta dialoga con la fame, ma è l’appetito che risponde, e i conti non torneranno mai in questo modo. Non tornano sulla bilancia, così come nella capacità di imparare a controllarsi. Mangiar male significa diventare dipendenti da un piacere che tutto dovrebbe fare fuorché togliere felicità. Questo libro è un tentativo di riunire una serie di semplici conoscenze sui meccanismi della fame e dell’appetito e su come possono impazzire nei disturbi del comportamento alimentare, fino a trasformare un elemento scontato e piacevole, in una schiavitù angosciante. Non ci aiutano i nostri geni, che sono soltanto capaci di farci mangiare di più, e di farci immagazzinare di più quel che mangiamo, e neanche il nostro istinto, che cresce sia quando è stimolato, che quando è bacchettato. Men che meno ci aiuta una cultura che ci chiede ciò che è biologicamente impossibile, cioè di tenere a freno gli istinti, inondandoci poi di tentazioni e di abbondanza. La maggior parte delle soluzioni risolvono ciò che possono risolvere, che è solo la punta dell’iceberg di un problema cerebrale, prima che dello stomaco.

Se ti rispecchi in una o più delle seguenti situazioni, potresti avere un rapporto alterato col cibo:

  • Mangiare più velocemente del normale, con il risultato di gustare di meno il cibo;
  • Mangiare anche quando ci si sente pieni;
  • Mangiare senza avere più la capacità di distinguere tra fame e sazietà (mangiare senza fame);
  • Compiacersi nell'immaginarsi mentre si consuma cibo e pensare, mentre si compiono altre attività, a quando si andrà "finalmente" a mangiare;
  • Accorgersi che le proprie spese per il cibo, e anche il tempo dedicato al mangiare, stanno aumentando in maniera imbarazzante;
  • Mangiare in maniera solitaria, con la tendenza a mangiare di meno quando si è con gli altri;
  • Si desidera il cibo in maniera continua e intensa, ma di fatto la gratificazione durante il pasto non è soddisfacente;
  • In alcuni momenti si può stabilire un cortocircuito mentale con l'idea che l'unico modo di sfuggire a questa "ossessione" per il cibo sia quello di mangiare abbastanza e in piena libertà.

Dott. Matteo Pacini, Medico Chirurgo. Specialista in Psichiatria.

Il Dr. Pacini svolge dal 1998 attività clinica e di ricerca nell’ambito della tossicodipendenza, con particolare riguardo alla dipendenza da alcol, eroina e cocaina, e alla doppia diagnosi psichiatrica.
È autore di numerose pubblicazioni di ricerca e revisione della letteratura sul tema dell'uso di sostanze, delle dipendenze e dei disturbi psichiatrici associati.

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Del cibo abbiamo bisogno, e sicuramente in tal senso ne dipendiamo. Tuttavia, non è questo che rovina il rapporto con esso, ma piuttosto un infelice incontro tra l’appetito e il significato estetico e di successo legato al peso e alla forma fisica. In tutto il mondo milioni di persone sottopongono l’appetito ad un maltrattamento continuo, e pretendono che si calmi e se ne ritorni da dove è venuto. Parallelamente, il peso medio nei paesi ricchi aumenta anziché diminuire, e l’appetito diventa sempre più arrabbiato e sempre più associato ad un umore agitato e insoddisfatto. Mangiare male, ancora prima che un problema di scelta degli alimenti e dei ritmi, sta nel non conoscere quali sono le funzioni che regolano il comportamento alimentare. È necessario sapere che c’è la fame e c’è l’appetito, e che non sono la stessa cosa. La dieta dialoga con la fame, ma è l’appetito che risponde, e i conti non torneranno mai in questo modo. Non tornano sulla bilancia, così come nella capacità di imparare a controllarsi. Mangiar male significa diventare dipendenti da un piacere che tutto dovrebbe fare fuorché togliere felicità. Questo libro è un tentativo di riunire una serie di semplici conoscenze sui meccanismi della fame e dell’appetito e su come possono impazzire nei disturbi del comportamento alimentare, fino a trasformare un elemento scontato e piacevole, in una schiavitù angosciante. Non ci aiutano i nostri geni, che sono soltanto capaci di farci mangiare di più, e di farci immagazzinare di più quel che mangiamo, e neanche il nostro istinto, che cresce sia quando è stimolato, che quando è bacchettato. Men che meno ci aiuta una cultura che ci chiede ciò che è biologicamente impossibile, cioè di tenere a freno gli istinti, inondandoci poi di tentazioni e di abbondanza. La maggior parte delle soluzioni risolvono ciò che possono risolvere, che è solo la punta dell’iceberg di un problema cerebrale, prima che dello stomaco.

Se ti rispecchi in una o più delle seguenti situazioni, potresti avere un rapporto alterato col cibo:

Dott. Matteo Pacini, Medico Chirurgo. Specialista in Psichiatria.

Il Dr. Pacini svolge dal 1998 attività clinica e di ricerca nell’ambito della tossicodipendenza, con particolare riguardo alla dipendenza da alcol, eroina e cocaina, e alla doppia diagnosi psichiatrica.
È autore di numerose pubblicazioni di ricerca e revisione della letteratura sul tema dell'uso di sostanze, delle dipendenze e dei disturbi psichiatrici associati.

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