I padroni della crisi

Nonfiction, Social & Cultural Studies, True Crime, Political Science
Cover of the book I padroni della crisi by Biagio Simonetta, Il Saggiatore
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Author: Biagio Simonetta ISBN: 9788865762813
Publisher: Il Saggiatore Publication: January 16, 2013
Imprint: Il Saggiatore Language: Italian
Author: Biagio Simonetta
ISBN: 9788865762813
Publisher: Il Saggiatore
Publication: January 16, 2013
Imprint: Il Saggiatore
Language: Italian

La crisi economica è feroce. Sembra interminabile. Anche chi, solo nel 2011, negava la sua esistenza è costretto a fare i conti con i danni sociali e umani della recessione. Mentre le televisioni si occupano a orario continuato del famigerato spread e le manovre finanziarie «lacrime e sangue» si susseguono, Biagio Simonetta indica una prospettiva che pochi considerano. È il punto di vista dei vincitori, quello delle mafie. Il principio è il solito: molto denaro, molto potere. Soprattutto quando il denaro, tutt’intorno, scarseggia. L’applicazione è tanto lineare quanto sconcertante: in Italia e nel mondo, più l’economia si contrae, più le mafie si espandono. L’immensa liquidità proveniente dal traffico di cocaina ha salvato dal fallimento alcune delle banche più grandi del pianeta. I prestiti di ’ndrangheta, camorra e Cosa nostra soccorrono le piccole imprese strette nella morsa del fisco e del credit crunch; se l’unica alternativa è chiudere i battenti, poco importa che le organizzazioni criminali richiedano tassi da usura e che alla fine si impadroniscano dell’azienda. E se davanti al dramma della disoccupazione e della povertà lo Stato latita, la liquidità mafiosa compra tutto, anche il consenso della popolazione. O trova ottime occasioni per il riciclaggio, approfittando di chi, disperato, vende i gioielli di famiglia al «compro oro» per pagare il mutuo o si illude di poter sbancare la «macchinetta» della sala giochi. I padroni della crisi esplora la forza camaleontica delle mafie, capaci di trarre vantaggio dalla sofferenza di tutto il resto della società, oggi come ai tempi di Al Capone. Afferma una verità amara, che pochi vogliono ascoltare: l’economia illegale ha dato sollievo a buona parte dell’economia legale, anche e soprattutto al Nord. Ma è un sollievo passeggero, illusorio; si trasforma in un cappio che, mentre la recessione avanza, si stringe intorno al collo delle persone. E minaccia la nostra democrazia.

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La crisi economica è feroce. Sembra interminabile. Anche chi, solo nel 2011, negava la sua esistenza è costretto a fare i conti con i danni sociali e umani della recessione. Mentre le televisioni si occupano a orario continuato del famigerato spread e le manovre finanziarie «lacrime e sangue» si susseguono, Biagio Simonetta indica una prospettiva che pochi considerano. È il punto di vista dei vincitori, quello delle mafie. Il principio è il solito: molto denaro, molto potere. Soprattutto quando il denaro, tutt’intorno, scarseggia. L’applicazione è tanto lineare quanto sconcertante: in Italia e nel mondo, più l’economia si contrae, più le mafie si espandono. L’immensa liquidità proveniente dal traffico di cocaina ha salvato dal fallimento alcune delle banche più grandi del pianeta. I prestiti di ’ndrangheta, camorra e Cosa nostra soccorrono le piccole imprese strette nella morsa del fisco e del credit crunch; se l’unica alternativa è chiudere i battenti, poco importa che le organizzazioni criminali richiedano tassi da usura e che alla fine si impadroniscano dell’azienda. E se davanti al dramma della disoccupazione e della povertà lo Stato latita, la liquidità mafiosa compra tutto, anche il consenso della popolazione. O trova ottime occasioni per il riciclaggio, approfittando di chi, disperato, vende i gioielli di famiglia al «compro oro» per pagare il mutuo o si illude di poter sbancare la «macchinetta» della sala giochi. I padroni della crisi esplora la forza camaleontica delle mafie, capaci di trarre vantaggio dalla sofferenza di tutto il resto della società, oggi come ai tempi di Al Capone. Afferma una verità amara, che pochi vogliono ascoltare: l’economia illegale ha dato sollievo a buona parte dell’economia legale, anche e soprattutto al Nord. Ma è un sollievo passeggero, illusorio; si trasforma in un cappio che, mentre la recessione avanza, si stringe intorno al collo delle persone. E minaccia la nostra democrazia.

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