Author: | Silvio Negro | ISBN: | 9788854512306 |
Publisher: | Neri Pozza | Publication: | December 9, 2015 |
Imprint: | Neri Pozza | Language: | Italian |
Author: | Silvio Negro |
ISBN: | 9788854512306 |
Publisher: | Neri Pozza |
Publication: | December 9, 2015 |
Imprint: | Neri Pozza |
Language: | Italian |
Silvio Negro concepì questo libro dopo aver letto numerose opere sulle vicende politiche dell’ultimissima Roma papale, quella del regno di Pio IX, fra gli anni della Repubblica Romana e la conquista piemontese. Anni singolari e inquieti, nei quali la città, benché fosse perfettamente consapevole della fine dello Stato Pontificio, cercò di continuare a vivere come se non vi fossero bersaglieri e garibaldini alle porte. Sbirciando in quelle trattazioni, che si occupavano prevalentemente di avvenimenti politici e militari, Negro scoprì «scorci di paesaggio e di costume così inaspettati, così profondamente ed irrevocabilmente diversi da quelli della Roma del nostro tempo» da decidere di dedicare un volume intero all’urbe papale prima della sua malinconica fine. È la storia di una città ancora odorosa, com’è stato detto, di campagna, di pascolo e di stalla oltre che di splendori barocchi e glorie del passato. Una città in cui l’aristocrazia vive in gran parte in maniera sobria, non attacca i cavalli alle carrozze che nelle grandi occasioni e si accontenta di esibire la magnificenza del nome in feste date per dovere sociale una volta l’anno. Un luogo dove «gli stracci stessi del mendicante conservano una certa maestà», e cortesia e urbanità albergano in un popolo in cui è totalmente assente il «tipo canaglia, che altrove è così appariscente, specialmente a Londra e a Parigi». Sorprendentemente per gli stranieri, poi, innanzi tutto per i «democratici» d’Oltralpe, le differenze sociali non costituiscono vere barriere: un nobile o un cardinale, se il domestico e il cuoco sono buoni giocatori, gioca con loro a tresette o a calabresella, e, quando è in viaggio, fa sedere anche il cocchiere e il domestico alla sua tavola. Sicché qualcuno può annotare scandalizzato: «Una familiarità inesplicabile, che da noi sarebbe mostruosa, unisce a Roma gli uomini di ogni classe… Ho veduto davanti al banco di un friggitore all’aria aperta comprare e mangiare dei pesciolini serviti sopra una foglia di vite un soldato, un pastore, un prete, un signore in abito nero, un cappuccino, un operaio, una nutrice, un mulattiere e due o tre cittadini in marsina. Essi gustavano il loro fritto e discutevano amichevolmente dei suoi meriti». Ritratto estremamente documentato e affettuoso della Roma papale, corredato da un apparato fotografico di vedute del tempo e con gli scritti di viaggiatori, artisti e diplomatici stranieri, tra cui Dickens, Mark Twain e Hawthorne, Seconda Roma è un magnifico viaggio nella Città Eterna, cinta dal fascino struggente di un’epoca che si chiude.
Silvio Negro concepì questo libro dopo aver letto numerose opere sulle vicende politiche dell’ultimissima Roma papale, quella del regno di Pio IX, fra gli anni della Repubblica Romana e la conquista piemontese. Anni singolari e inquieti, nei quali la città, benché fosse perfettamente consapevole della fine dello Stato Pontificio, cercò di continuare a vivere come se non vi fossero bersaglieri e garibaldini alle porte. Sbirciando in quelle trattazioni, che si occupavano prevalentemente di avvenimenti politici e militari, Negro scoprì «scorci di paesaggio e di costume così inaspettati, così profondamente ed irrevocabilmente diversi da quelli della Roma del nostro tempo» da decidere di dedicare un volume intero all’urbe papale prima della sua malinconica fine. È la storia di una città ancora odorosa, com’è stato detto, di campagna, di pascolo e di stalla oltre che di splendori barocchi e glorie del passato. Una città in cui l’aristocrazia vive in gran parte in maniera sobria, non attacca i cavalli alle carrozze che nelle grandi occasioni e si accontenta di esibire la magnificenza del nome in feste date per dovere sociale una volta l’anno. Un luogo dove «gli stracci stessi del mendicante conservano una certa maestà», e cortesia e urbanità albergano in un popolo in cui è totalmente assente il «tipo canaglia, che altrove è così appariscente, specialmente a Londra e a Parigi». Sorprendentemente per gli stranieri, poi, innanzi tutto per i «democratici» d’Oltralpe, le differenze sociali non costituiscono vere barriere: un nobile o un cardinale, se il domestico e il cuoco sono buoni giocatori, gioca con loro a tresette o a calabresella, e, quando è in viaggio, fa sedere anche il cocchiere e il domestico alla sua tavola. Sicché qualcuno può annotare scandalizzato: «Una familiarità inesplicabile, che da noi sarebbe mostruosa, unisce a Roma gli uomini di ogni classe… Ho veduto davanti al banco di un friggitore all’aria aperta comprare e mangiare dei pesciolini serviti sopra una foglia di vite un soldato, un pastore, un prete, un signore in abito nero, un cappuccino, un operaio, una nutrice, un mulattiere e due o tre cittadini in marsina. Essi gustavano il loro fritto e discutevano amichevolmente dei suoi meriti». Ritratto estremamente documentato e affettuoso della Roma papale, corredato da un apparato fotografico di vedute del tempo e con gli scritti di viaggiatori, artisti e diplomatici stranieri, tra cui Dickens, Mark Twain e Hawthorne, Seconda Roma è un magnifico viaggio nella Città Eterna, cinta dal fascino struggente di un’epoca che si chiude.