Il popolo autore nella Figlia di Iorio di Gabriele d'Annunzio

Fiction & Literature, Literary Theory & Criticism, European, Italian
Cover of the book Il popolo autore nella Figlia di Iorio di Gabriele d'Annunzio by Annamaria Andreoli, Edizioni Sinestesie
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Author: Annamaria Andreoli ISBN: 9788898169368
Publisher: Edizioni Sinestesie Publication: April 12, 2014
Imprint: Language: Italian
Author: Annamaria Andreoli
ISBN: 9788898169368
Publisher: Edizioni Sinestesie
Publication: April 12, 2014
Imprint:
Language: Italian

Il mito romantico del popolo autore, il mito dell’opera d’arte corale «che si fa da sé» non poteva trovare compiuta realizzazione se non sulla scena. La Figlia di Iorio (1903), capolavoro del d’Annunzio drammaturgo, ripropone un’antica leggenda dell’Abruzzo celtico e la vicenda, collocata in un tempo immemorabile, risolve vittoriosamente lo spinoso problema, tutto italiano, della lingua recitata. I personaggi della leggenda dannunziana riproducono gli accenti remoti delle nostre grandi Origini con tale perizia che il pubblico viene immerso nella temperie linguistica da cui sono nati la Divina Commedia o il Decameron. Non si tratta tuttavia di una tragedia antiquaria ma di unatragedia modernissima, in quanto punta su di una popolarità complessa, attiva e passiva: la prostituta redenta dall’amore è un’«invariante» della Signora delle camelie come della Traviata. L’omaggio per la Duse appare evidente da parte di chi le offre, ai vertici della poesia, l’opportunità di non discostarsi dal suo repertorio più applaudito. La trafila compositiva della Figlia di Iorio mette oltretutto in luce le divergenze artistiche che determinano l’alleanza mancata fra i due «divi».

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Il mito romantico del popolo autore, il mito dell’opera d’arte corale «che si fa da sé» non poteva trovare compiuta realizzazione se non sulla scena. La Figlia di Iorio (1903), capolavoro del d’Annunzio drammaturgo, ripropone un’antica leggenda dell’Abruzzo celtico e la vicenda, collocata in un tempo immemorabile, risolve vittoriosamente lo spinoso problema, tutto italiano, della lingua recitata. I personaggi della leggenda dannunziana riproducono gli accenti remoti delle nostre grandi Origini con tale perizia che il pubblico viene immerso nella temperie linguistica da cui sono nati la Divina Commedia o il Decameron. Non si tratta tuttavia di una tragedia antiquaria ma di unatragedia modernissima, in quanto punta su di una popolarità complessa, attiva e passiva: la prostituta redenta dall’amore è un’«invariante» della Signora delle camelie come della Traviata. L’omaggio per la Duse appare evidente da parte di chi le offre, ai vertici della poesia, l’opportunità di non discostarsi dal suo repertorio più applaudito. La trafila compositiva della Figlia di Iorio mette oltretutto in luce le divergenze artistiche che determinano l’alleanza mancata fra i due «divi».

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