Author: | Enrico Cerasi | ISBN: | 9788867721955 |
Publisher: | IPOC Italian Path of Culture | Publication: | June 20, 2016 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Enrico Cerasi |
ISBN: | 9788867721955 |
Publisher: | IPOC Italian Path of Culture |
Publication: | June 20, 2016 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Lungi dall’esaurirsi in un relativismo di maniera, come ci lascia intendere un luogo comune diffuso sia nelle monografie specialistiche sia nei manuali scolastici, facilmente riassumibile nel frusto adagio “così è se vi pare”, il pensiero di Pirandello può essere letto come una drammatica battaglia con la radicale crisi di senso della sua (e della nostra) epoca. Persuaso che la vita non tolleri alcuna imposizione, alcuna identità socialmente data, Pirandello ha tuttavia assai lucidamente compreso che la forma sociale è indispensabile affinché possa darsi linguaggio, intersoggettività e quindi responsabilità etica. Senza forma, non è possibile alcun agire razionale, etico o politico. Ma ogni forma socialmente imposta rende impossibile la vita. Consapevole di questa drammatica aporia, Pirandello ha cercato un’identità che non s’imponesse sulla nuda vita, che non l’opprimesse violentemente, ma che nascesse quasi spontaneamente da essa. Dal progetto di un’arte umoristica, formulato nel 1908, fino alla messa in scena dei Sei personaggi in cerca d’autore (1921), la produzione artistica e saggistica del poeta e pensatore siciliano andrebbe letta come la ricerca di un’identità non socialmente imposta. Il fallimento (filosofico, non certo artistico) del progetto di un’arte umoristica, ovvero di una conciliazione non violenta d’identità e nuda vita, abbandona quest’ultima a una condizione irreparabilmente e assurdamente irrazionale, come ben attestano le ultime novelle. La crisi dei personaggi rappresenta, dunque, l’abbandono dell’ambizioso progetto filosofico di Pirandello; ne scaturisce la terribile visione dell’assurdità della nuda vita. Da questo punto di vista, l’opera dello scrittore siciliano si dimostra come l’espressione di uno dei pensieri più radicali del Novecento, non solo italiano.
Lungi dall’esaurirsi in un relativismo di maniera, come ci lascia intendere un luogo comune diffuso sia nelle monografie specialistiche sia nei manuali scolastici, facilmente riassumibile nel frusto adagio “così è se vi pare”, il pensiero di Pirandello può essere letto come una drammatica battaglia con la radicale crisi di senso della sua (e della nostra) epoca. Persuaso che la vita non tolleri alcuna imposizione, alcuna identità socialmente data, Pirandello ha tuttavia assai lucidamente compreso che la forma sociale è indispensabile affinché possa darsi linguaggio, intersoggettività e quindi responsabilità etica. Senza forma, non è possibile alcun agire razionale, etico o politico. Ma ogni forma socialmente imposta rende impossibile la vita. Consapevole di questa drammatica aporia, Pirandello ha cercato un’identità che non s’imponesse sulla nuda vita, che non l’opprimesse violentemente, ma che nascesse quasi spontaneamente da essa. Dal progetto di un’arte umoristica, formulato nel 1908, fino alla messa in scena dei Sei personaggi in cerca d’autore (1921), la produzione artistica e saggistica del poeta e pensatore siciliano andrebbe letta come la ricerca di un’identità non socialmente imposta. Il fallimento (filosofico, non certo artistico) del progetto di un’arte umoristica, ovvero di una conciliazione non violenta d’identità e nuda vita, abbandona quest’ultima a una condizione irreparabilmente e assurdamente irrazionale, come ben attestano le ultime novelle. La crisi dei personaggi rappresenta, dunque, l’abbandono dell’ambizioso progetto filosofico di Pirandello; ne scaturisce la terribile visione dell’assurdità della nuda vita. Da questo punto di vista, l’opera dello scrittore siciliano si dimostra come l’espressione di uno dei pensieri più radicali del Novecento, non solo italiano.