Dalla “prima rivoluzione neolitica” alle conquiste di Alessandro Magno nel Vicino Oriente: una storia millenaria in cui riconosciamo facilmente la “nostra” storia; un lungo periodo in cui nascono e fioriscono idee e valori in cui possiamo riconoscerci: dalle prime esperienze agricole alla nascita delle città e della stratificazione sociale, dall’organizzazione e dallo sfruttamento della forza lavoro ai commerci su vasta scala, dalle guerre e alla formazione degli imperi. Oltre diecimila anni di storia del Vicino Oriente: dall’altopiano iranico fino al Mediterraneo e dal Mar Nero fino al Golfo Persico, compresa la valle del Nilo e quelle del Tigri e dell’Eufrate. E quindi anche la storia d’Egitto, secondo una scelta storiografica non consueta che contribuisce ad allargare la cornice su di un quadro finalmente visto nella sua interezza. L’ampiezza di questa impostazione restituisce al lettore la vivacità e l’articolazione di un mondo disomogeneo e dinamico e corregge radicalmente quella idea diffusa dell’area mesopotamica come un mero prologo, un’ipotetico “prima” ai bordi della storia placidamente adagiato lungo il Tigri e l’Eufrate.
Dalla “prima rivoluzione neolitica” alle conquiste di Alessandro Magno nel Vicino Oriente: una storia millenaria in cui riconosciamo facilmente la “nostra” storia; un lungo periodo in cui nascono e fioriscono idee e valori in cui possiamo riconoscerci: dalle prime esperienze agricole alla nascita delle città e della stratificazione sociale, dall’organizzazione e dallo sfruttamento della forza lavoro ai commerci su vasta scala, dalle guerre e alla formazione degli imperi. Oltre diecimila anni di storia del Vicino Oriente: dall’altopiano iranico fino al Mediterraneo e dal Mar Nero fino al Golfo Persico, compresa la valle del Nilo e quelle del Tigri e dell’Eufrate. E quindi anche la storia d’Egitto, secondo una scelta storiografica non consueta che contribuisce ad allargare la cornice su di un quadro finalmente visto nella sua interezza. L’ampiezza di questa impostazione restituisce al lettore la vivacità e l’articolazione di un mondo disomogeneo e dinamico e corregge radicalmente quella idea diffusa dell’area mesopotamica come un mero prologo, un’ipotetico “prima” ai bordi della storia placidamente adagiato lungo il Tigri e l’Eufrate.